La Val di Fassa sa sempre regalare grandissime emozioni. D’altronde, non per niente è racchiusa tra alcune delle cime più belle di tutte le Dolomiti! Sella, Sassolungo, Marmolada, Latemar, Catinaccio… E proprio di quest’ultimo vi vogliamo parlare: oggi infatti ci addentreremo nel suo roccioso mondo per andare a scoprire una delle sue formazioni maggiormente famose, le Torri Del Vajolet. Allora venite con noi: si parte da Gardeccia per giungere sino al Rifugio Re Alberto e poi, se si avrà ancora fiato, strappo finale sino al Rifugio Passo Santner!
Per arrivare alla partenza della via per il Rifugio Re Alberto e le Torri del Vajolet, bisogna necessariamente arrivare alla piana di Gardeccia, da dove parte la forestale che conduce al Rifugio Vajolet e Preuss.
A Gardeccia si può giungere da più parti:
Noi abbiamo iniziato la nostra passeggiata da Pian Pecei ma, in caso, sappiate che la funivia da Vigo (che sale a Ciampedie) inizia prima il suo orario di servizio (alle 7.30 in periodi di alta stagione contro le 8.30 della seggiovia da Pera).
Indicazioni parcheggio Google Maps: https://goo.gl/maps/G65QbX8MzSeGWpJi8
Una volta quindi giunti a Gardeccia, saremo finalmente pronti per cominciare la nostra escursione. La prima tappa dovrà necessariamente essere il Rifugio Vajolet (con il suo vicino Rifugio Preuss) a circa un’oretta (e 300 metri di dislivello).
L’ascesa, pur ripida in alcuni punti, non è difficile: si svolge infatti tutta su forestale senza nessun tratto esposto. La fatica però non sarà da trascurare: la via infatti parte “in piedi” subito all’inizio, permettendo (con qualche curva) di portarsi subito un po’ più in quota.
Si prosegue quindi in falsopiano: infatti ci si addentra nel roccioso mondo del Catinaccio, ammirando sullo sperone dinanzi a noi il già citato Rifugio Preuss… Dove sarà doverosa una sosta per rifocillarsi prima di affrontare il tratto più impegnativo.
Ad un certo punto si incontreranno degli alberelli: una volta superati, dovremo scordarci altra ombra. La strada infatti proseguirà sempre sotto il sole: tenetene conto e prevedete borracce senza risparmiarvi.
L’ultima parte di itinerario permette di raggiungere, sempre in forte pendenza, il Rifugio Vajolet… E già non potrete trattenere vari “oooooh” di meraviglia: ci troviamo senz’altro in uno dei luoghi più belli delle Dolomiti, il cuore del Catinaccio.
Ormai siamo già a 2243 metri: abbiamo già alle spalle almeno un’ora e mezza di passeggiata nella migliore delle ipotesi (se foste partiti da Pian Pecei), per cui senz’altro ci meritiamo una sosta… Visto che ora inizierà il pezzetto attrezzato, quello più impegnativo.
Ecco: dicevamo che il Rifugio Vajolet e il Rifugio Preuss sono il punto da dove inizia il sentiero attrezzato che sale al Rifugio Re Alberto. E infatti, appena si superano, vedremo immediatamente il bivio: se proseguissimo dritto, una rassicurante forestale ci condurrebbe in un’oretta al Rifugio Passo Principe. Ma noi dobbiamo voltare a sinistra!
E infatti notiamo subito le indicazioni per il sentiero 542: riportano circa un’oretta per giungere al Rifugio Re Alberto e soprattutto, anche il monito che si tratta di un itinerario riservato agli escursionisti esperti.
Proprio perchè, come anticipavamo, vi sono alcuni tratti di corda che permettono sia di superare agevolmente alcuni balzelli rocciosi sia di affrontare sparuti passaggi in maniera più sicura e priva di pericoli.
Per questo, secondo noi, questo percorso deve essere affrontato con bambini grandi, in grado di sapersi gestire e di non trovarsi in difficoltà nei tratti più esposti. Quelli più piccini, se proprio non poteste fare a meno di portarli, a nostro avviso vanno imbragati proprio per ridurre al minimo qualsiasi imprudenza.
Dicevamo: si imbocca il segnavia 542 che, subito, fa capire che non sarà una passeggiata. Il fondo diviene roccioso e la larghezza si restringe: siamo proprio su un classico itinerario di montagna. E la fatica non tarda a farsi sentire.
Ovviamente non vedrete subito l’ora di arrivare ma, sappiate, il Rifugio Re Alberto non lo scorgerete praticamente sino alla fine. Ma intuirete dove si trova: poco sopra il secondo pilone della teleferica! Quello sì si vede già da molto lontano.
Mano a mano che saliamo, notiamo allontanarsi sempre più il Rifugio Vajolet... E avvicinarsi le rocce! Ma occorreranno svariati passaggi con cavo prima di arrivare a destinazione… Ma, nonostante tutto, l’ambiente naturale sarà così spettacolare che mitigherà ogni sforzo.
Ad un certo punto passerete da una panchina: è la giusta ricompensa per essere arrivati sin qui! Potete naturalmente riposarvi e guardare quanta strada è stata percorsa. E tirate anche un sospiro di sollievo: questa panchina indica infatti che la parte difficile è finalmente terminata! D’ora in avanti infatti si camminerà facilmente a zigzag sino al Rifugio Re Alberto.
E infatti, in circa 20 minuti al massimo, saremo arrivati! Dopo poco infatti, ecco dapprima comparire il tetto, poi i muri e infine la scalinata d’accesso: ce l’abbiamo fatta. E la soddisfazione è veramente pazzesca.
Come ancor più spettacolare è la vista, finalmente delle Torri del Vajolet: eccole lì che svettano sino al cielo! Sono meravigliosi speroni rocciosi che sembrano toccare l’infinito… Andate poco dietro il ristoro e sedetevi in contemplazione: è anche la vista più classica, quella che senz’altro avrete ammirato su tanti siti.
Teoricamente, di solito, c’è anche un laghetto ma, quando siamo stati noi, non era visibile poiché l’estate era particolarmente afosa e povera di precipitazioni… Ad ogni modo, naturalmente la vista è molto suggestiva comunque, per cui prendetevi del tempo per assaporarla e imprimerla bene nel cuore.
E poi, visto che siete arrivati qui… Perchè non tentare anche di arrivare a Passo Santner? Manca davvero pochissimo: la forcella è già ben visibile poco sopra, al termine del ghiaione. Il Rifugio Passo Santner non si vede (poiché è leggermente più sotto) ma credeteci, ne vale proprio la pena poiché la vista si aprirà sulla Val d’Ega e la Valle di Tires, spingendosi sino a Bolzano e anche oltre.
Quindi gambe in spalla!
Come dicevamo, l’arrivo si vede già. Il sentiero, ottimamente transitabile, si svolge su ghiaione ed è privo di difficoltà: l’unica, se proprio vogliamo, sarebbe quella di dover superare altri 100 metri di dislivello stanchi come siamo, ma bisogna trovare le forze perchè ne vale proprio la pena!
E infatti, in meno di mezz’oretta, saremo già giunti: è incredibile come, lasciato alle spalle un mondo lunare e chiuso, si apra una vista ariosa e praticamente infinita… Il Rifugio Passo Santner (m. 2734) è già lì poco oltre.
Il Rifugio Passo Santner è stato da pochissimo ristrutturato (e si vede): ora è quasi una lounge d’alta quota! Dal bar con vetri panoramici si può ammirare un panorama speciale, al riparo dai venti che, spesso, soffiano molto tesi.
Qui ovviamente una pausa è doverosa, sia per riprendersi dalla fatica ma anche per bearci di tutta la strada fatta…Non è facile arrivare sin quassù, per cui la soddisfazione è senz’altro garantita. E non dimenticare di scattarvi una foto anche alla croce che si trova poco più a destra, sotto le ripide pareti di roccia.
Una volta riposati e rinfrancati, saremo pronti per rientrare al punto di partenza. Nonostante ora la via sia tutta in discesa, non impiegherete poco: sicuramente vi fermerete a raccogliere immagini e video praticamente in ogni dove, poiché la natura qui è veramente fantastica. Portate nel cuore questa esperienza: siamo certi che sarà una delle più belle mai provate.