La Val di Fassa è sempre meravigliosa: qualsiasi sentiero si decida di calcare, le meravigliose Dolomiti ci affascineranno. Oggi seguiremo un percorso ad anello con un panorama veramente superbo: raggiungeremo infatti il Rifugio Roda di Vael e la Baita Pederiva, nel gruppo del Catinaccio, tramite il Vial de le Feide, il “sentiero delle pecore”, partendo dal magnifico pianoro di Ciampiedie, per poi ritornarvi tramite l’”Alta via dei Fassani” (con opportuna deviazione).
Raggiunto il grazioso abitato di Vigo di Fassa, parcheggiamo la nostra autovettura in una delle soluzioni proposte (e contrassegnate dalla lettera P). Subito dopo, possiamo salire sulla funivia “Catinaccio”, che in pochissimo ci condurrà ai 2000 metri di Ciampedie, verdissima piana ove sorgono svariati rifugi. Da qui il panorama è già spettacolare, e si può ammirare la famosissima Valle del Vajolet in tutto il suo splendore, oltre alle bellissime cime circostanti.
Dopo una doverosa sosta-foto, ci spostiamo verso il Rifugio Negritella: poco prima di raggiungerlo, noteremo sulla destra il sentiero 540, che arriva sino ai prati del Rifugio Gardeccia, facilmente percorribile anche con passeggino. Noi però dovremo continuare dritto e, poco oltre, ecco la biforcazione: non seguiremo la via che indica la nostra meta, ossia il Rifugio Roda di Vael, bensì quella contrassegnata come “sentiero pecore” in ripida salita.
Dapprima sotto la dolce frescura di pini e abeti, la mulattiera poi esce allo scoperto per mostrare la Baita Pra Martin (m. 2096), dove rimarremo estasiati dal magnifico paesaggio. Dinanzi a noi, ecco la parte terminale della Val di Fassa, col Gruppo del Sella e l’inconfondibile Piz Boè (m. 3162), e il vicinissimo ed incombente Larsech.
Non manca la Marmolada (m. 3342), e il gruppo del San Pellegrino proprio attaccato, mentre di fronte a noi, che fanno capolino oltre le cime degli alberi, le guglie del massiccio del Catinaccio… Un luogo bellissimo, dove si potrebbe già quasi rimanere.
Ma la strada è ancora lunga. Dopo ancora un po’ di ascesa, a volte più dolce ma spesso un po’ meno, giungeremo a quota 2333 metri, la più alta del nostro itinerario odierno. E finalmente ci lasceremo la parte più impegnativa alle spalle per iniziare quella più appagante, sia dal punto di vista paesaggistico che escursionistico.
E così, non affronteremo più salite ripide, ma dolci saliscendi. Dopo il cartello indicante “Vajolet“ (certamente per esperti) arriveremo, transitando anche su qualche sfasciume, sino all’incontro col sentiero 541 che arriva dal Passo delle Zigolade (m. 2550), dal quale vedremo i trekker scendere dal ghiaoine in fila indiana, come formichine.
Trascorse due orette abbondanti, finalmente la località Pael (m. 2330) sarà nostra e la segnaletica ci indica che ormai siamo vicini. Solo mezz’ora ci separa dalla nostra meta, il Rifugio Roda di Vael (che sarà sempre stata visibile lungo il percorso, come un puntino), e saranno i trenta minuti più belli di tutti!
Il panorama infatti si apre ancora e avremo le Pale Rabbiose (m. 2540), sotto le quali siamo appena transitati, la Marmolada (m. 3342) con la sua inconfondibile forma e col suo ghiacciaio luccicante, il gruppo di Cima Uomo (m. 3003), che fa da cornice meravigliosa alle montagne del San Pellegrino (m. 1918).
Spunta anche il Gruppo delle Pale di San Martino, col Cimon de la Pala (m. 3129) e la più alta, ma meno conosciuta, Cima della Vezzana (m. 3192), delizia della Val Venegia. Infine la piramide del Piz Boè (m. 3162), conosciuto come il più facile tremila delle Dolomiti, che avevamo abbandonato prima, nascosta dal costone.
Finalmente però Rifugio Roda di Vael (m. 2283) è conquistato!
I nostri bimbi potranno riposarsi un pochino e sgranchirsi le gambette. Ci sono panche, dove ci si potrà anche sedere per gustare uno dei buonissimi piatti tipici, oppure consumare qualcosa al sacco accomodandosi in un prato. Sebbene lo spazio sia molto, i più piccini andranno controllati, perché c’è, poco più sotto, una piccola parte esposta.
Poco sotto, anche la Baita Pederiva (m.. 2280), fa bella mostra di sé: si può tranquillamente optare per uno o per l’altro ristoro indifferentemente… Il panorama è il medesimo e quindi anche lo strabiliante spettacolo.
Da qui si potrebbero intraprendere numerose escursioni bellissime: la più facile condurrebbe ai Rifugio Paolina e al Rifugio Fronza alle Coronelle, passando dal celeberrimo monumento a T. Christomannos, ideatore della grande strada delle Dolomiti. Altre invece, ben più faticose e non certo adatte ai bambini, farebbero scoprire parti del Catinaccio molto meno frequentate ed inusuali.
Noi però dobbiamo tornare verso Ciampedie: ci serviremo quindi del sentiero 545 denominato”Alta via dei Fassani” che, in iniziale ripidissima discesa, ci porta sino al al bellissimo pianoro erboso di Mandra de Vael (m. 2105).
In questa spettacolare radura si potrà anche fare qualche incontro ravvicinato con mucche, spesso presenti, oppure anche (drizzando le orecchie) anche con le simpatiche marmotte!
Dopo un ultimo colpo d’occhio sulla maestosa Roda di Vael (m. 2806), ci si addentra ormai nel bosco (si potrebbe anche fare anche una deviazione alla Malga Vael per acquistare formaggi e salumi) in leggera discesa, camminando tra pini e abeti, in compagnia di un profumatissimo sottobosco.
L’Alta Via dei Fassani era, sino a qualche anno fa, praticamente pianeggiante ma, a causa di una frana, l’originario percorso è stato deviato. L’itinerario attuale passa quindi un po’ più in basso, costringendo l’escursionista ad uno sforzo ulteriore, giacché si perde quota (sino a circa 1800 metri) per poi riguadagnarla per arrivare ai 2000 metri di Ciampedie.
Così, trascorsa una abbondante oretta e mezza, si riguadagnerà il Rifugio Nigritella (m. 1986), sbucando da quel sentiero che, a sinistra, avevamo lasciato all’inizio per salire su quello ripido verso la Baita Pra Martin. Ancora pochi passi e i verdi prati ci faranno intuire che siamo ormai in prossimità della funivia, che riprenderemo per tornare a valle.