La storia affascina sempre grandi e piccini…e così, nella Valle di Comano, potevamo non cogliere l’occasione per visitare le palafitte di Fiavè, patrimonio Unesco? Ma non solo: la torbiera, la zona archeologica, il biotopo…davvero tantissimo da vedere, accompagnati da una delle fiabe scritte appositamente da Stefano Bordiglioni, famoso autore di libri per l’infanzia. Curiosi? Seguiteci!
Dopo aver lasciato la nostra autovettura nell’ampio parcheggio (sulla destra, lungo la SS241 che conduce da Fiavè a Tenno transitando per il valico del Ballino), subito c’incamminiamo lungo la dolce salita asfaltata che, in pochissimo, ci porta al punto di osservazione privilegiato su tutta la zona delle palafitte di Fiavè: in fondo, dolci montagne, verdi prati e bianchi borghi, chiudono il nostro orizzonte, regalandoci una sensazione di grande serenità.
Da qui scendiamo di una decina di metri sino ad arrivare al sentiero che ci accompagnerà lungo il nostro giro (il collegamento non è agibile con passeggino: radici e sassi ne impediscono lo scorrere delle ruote): eccoci sul Sentiero dei Piccoli Camminatori dove, pian piano, potremo leggere ai nostri bimbi la fiaba de “Il Pifferaio Magico e le palafitte“, scritta dall’autore Stefano Bordiglioni in collaborazione con APT Terme Comano e Dolomiti di Brenta (le altre cinque riguardano altrettanti luoghi nei dintorni, tutti da scoprire, come il lago di Nembia e Bosco Arte Stenico). E quindi…vogliamo raggiungere il punto dove si svolge la storia?
Dopo aver camminato lungo la via in mezzo ai verdi prati, eccoci nel sito dove, un tempo, sorgevano le palafitte, antiche case di legno sorrette da pali che affondavano nell’acqua di laghi o paludi: servivano per proteggersi da inondazioni in zone particolarmente soggette e per tener lontano i parassiti. Nel Neolitico e nell’Età del Bronzo erano costruzioni piuttosto comuni sulle Alpi, ma purtroppo i molti villaggi sono andati perduti, inghiottiti dal tempo; i resti di quelli rimasti (111 per l’esattezza), in sei stati alpini, sono stati dichiarati patrimonio Unesco fin già dal 2011 e quindi posti sotto tutela.
Un tempo la superficie era occupata dal lago Carera, originatosi da uno sbarramento morenico; la successiva erosione mise in moto il processo di svuotamento del bacino e diede il via alla formazione di uno strato paludoso ove nacque anche parecchia vegetazione, i cui resti resero possibile la genesi della torba. E proprio estraendo la torba si scoprì la presenza di antichi insediamenti: sono tuttora in corso lavori di ricerca, volti alla valorizzazione di questo territorio così speciale.
Le rane si vedono davvero e sono moltissime; accanto ai resti dei pali se ne possono scorgere una grande quantità, ed alcune si avvicinano anche molto, per la gioia dei più piccini; camminando intorno allo stagno (testimonianza dell’antica “vita” lacustre”), possiamo scorgere da diverse angolazioni tutto il sito, per poi allontanarcene seguendo la passerella, che consente di superare facilmente la zona del biotopo, habitat naturale di moltissimi animali (tra cui svariati uccelli, di specie anche protette) e piante endemiche.
Arrivati poi sulla “terraferma”, il percorso prosegue mostrandoci torrette di avvistamento, una scalinata e luoghi davvero incantevoli, lasciandoci anche riflettere su come doveva essere la vita tanto tempo fa, sempre in bilico tra inondazioni e possibili incendi (che spesso erano la causa dell’abbandono dei villaggi).
Infine, concluso il giro, non resta che tornare al punto di partenza, ma non senza prima aver fatto un salto all’area archeologica che vanta i resti di antiche case di pietra, costruite dopo l’abbandono di quelle sull’acqua; da lì, ancora cinque minuti e sarete nuovamente al parcheggio, pronti per una nuova avventura. (Non perdetevi anche il Museo delle Palafitte di Fiavè, in paese, per completare il viaggio all’interno della della preistoria iniziato qui!)
.
Per qualsiasi ulteriore informazione, il sito di APT Terme di Comano e Dolomiti di Brenta è a disposizione