Il Cadore è una delle regioni più belle delle Dolomiti bellunesi ma, stranamente, gode di molta meno popolarità delle omologhe vette dei Monti Pallidi in Trentino o Alto Adige. Comprende tutto il bacino idrografico del fiume Piave, dalla sua sorgente al paese di Termine di Cadore e si estende dalla Val Badia e Val Pusteria (diviso dalle principali catene montuose come Fanes, Lavarella, Cristallo, Croda del Becco) sino al confine con il Friuli. Un territorio stupendo, selvaggio e a tratti impervio ma anche dolce, panoramico e adattissimo ai bambini. Oggi, ad accompagnarci alla sua scoperta è Elena Poncato, grandissima amante delle montagne: con la sua famiglia ci porterà alla scoperta della foresta di Somadida e del Rifugio San Marco, dimostrandoci che pur con figli piccoli è possibile intraprendere escursioni di anche più di un giorno!
Oggi abbiamo deciso di attraversare in 2 giorni la Val San Vido e portarci da Auronzo a San Vito di Cadore, attraversando la magica foresta di Somadida, passaggio tra le Marmarole e il gruppo del Sorapiss, per arrivare al magnifico Rifugio San Marco (dove abbiamo pernottato) e il giorno successivo scendere fino in centro a San Vito di Cadore.
Attenzione: questo percorso prevede punto di partenza e arrivo differenti. Necessario organizzarsi son due autovetture oppure servirsi dei mezzi pubblici
Dopo aver lasciato la nostra autovettura e caricato il piccolo Enrico sulle spalle, ci addentriamo nella foresta di Somadida lungo il sentiero 226 (che ci accompagnerà fino al Rifugio San Marco), attraversando inizialmente il Ponte degli Alberi dove si incontra subito il Rifugio Tre Sorelle (aperto in estate con possibile visita alla piccola esposizione curata dall’ex Corpo Forestale dello Stato). Successivamente si passa il Ponte Piccolo (tenersi a destra subito dopo l’attraversamento) e il Ponte degli Aceri.
Somadida è una foresta orientata (dove orientata significa che è un tipo di area protetta in cui sono consentiti interventi colturali, agricoli e silvo-pastorali purché non in contrasto con la conservazione degli ambienti) che custodisce al suo interno un patrimonio naturalistico e faunistico di grande valore. Ed è facile rendersi conto di questa meraviglia attraversandola lungo il nostro sentiero che, inizialmente, si presenta largo e quasi pianeggiante, ma che subito all’incrocio col 277 (che porta al Bivacco Comici e da lì per la ferrata Vandelli al Lago del Sorapiss) inizia a inerpicarsi fino a diventare una stretta serpentina a tornanti in mezzo al bucolico e freschissimo bosco.
Attenzione! La tabella per il sentiero 226 (il nostro) è seminascosta dalla vegetazione: bisogna tenersi a sinistra. A questo punto si risale faticosamente la base della Val del Fogo tra ruscelletti, cascatelle, alberi maestosi per poi traversare a destra verso il Ciadin del Doge fino ad incontrare, ai piedi della parete nord del Corno del Doge, la via attrezzata 278 (che conduce ai 2082 metri del Bivacco Voltolina).
Noi dobbiamo tenerci a destra e restare sul nostro segnavia 226, continuando così lungo la splendida salita della Val San Vido sino a quando finalmente, dopo averci richiesto parecchie energie, diventa meno erta. Si inizia a intravedere la meravigliosa Torre dei Sabbioni (m. 2531), alla vista della quale, lungo un meraviglioso ruscello e ignorati i bivi per i sentieri 243 e 280, ci fermiamo per il nostro pic-nic.
Rifocillati e ormai innamorati della bellezza della Torre Sabbioni, riprendiamo la strada che, in breve, ci porta a Forcella Grande (m. 2255), punto più elevato della nostra traversata. Il paesaggio qui lascia senza fiato: siamo tra il Sorapiss e Cima Bel Pra (m. 2917), con dinanzi a noi l’abitato di San Vito di Cadore. Dopo le foto di rito e ignorando il bivio per il sentiero 246 che condurrebbe al Bivacco Slataper (m. 2600) e alla cima del Sorapiss (m. 3205), inziamo la discesa verso il Rifugio San Marco.
Si cammina quindi lungo il frantumato e un po’ ripido canale Giou Scuro (quando lo abbiamo fatto noi era sempre ben segnato e non c’erano punti particolarmente pericolosi per pendenza; mai esposto). Dopo circa un’oretta di discesa si giunge infine al meraviglioso Rifugio San Marco (m. 1823). Questo rifugio spettacolare sorge su una splendida radura da dove si gode di un sublime panorama sull’Antelao e sulle Marmarole e ha un belvedere (a forma di pagoda) dove rilassarsi in compagnia.
Qui ci siamo concessi una meritata merenda, corse infinite sui prati con i figli dei gestori e infine cena e pernottamento (le camere sono davvero bellissime e i gestori del rifugio sono persone splendide).
Il giorno dopo visto che la strada da fare era poca e poco impegnativa ce la siamo presa davvero con calma. Siamo infatti partiti dopo e 10 e, per comoda discesa, arrivati rapidamente al Rifugio Scotter (m. 1580). Da qui, la strada diviene carrabile e giungere a Ru Secco e infine in centro a San Vito di Cadore è davvero un’impresa quasi di poco conto.
Per noi il rientro alla macchina è stato semplice (avevamo il passaggio della nonna). Per chi invece non avesse questa fortuna, nei tempi della discesa è sicuramente da tenere conto degli orari del trasporto pubblico (www.dolomitibus.it 0437 – 941167) per riportarsi da San Vito a Somadida (oppure predisporre la sera prima della partenza una seconda macchina a San Vito).