Chi non ha mai sentito parlare del Regno dei Fanes, culla delle più belle leggende delle Dolomiti? La principessa Dolasilla, il suo sposo Edl de Net, il malvagio Spina de Mul e il re traditore… Tutti personaggi mitologici che ricorrono spesso nella cultura ladina, alimentando la magia… E oggi ci recheremo dove tutto è cominciato, lassù sul meraviglioso Altopiano di Fanes: da Pederù infatti, saliremo pian piano verso l’omonimo Rifugio Fanes e il delizioso alpeggio del Rifugio Lavarella. Ritornando a valle con il nostro ormai fido slittino!
Escursione invernale: consultare sempre l’Ufficio Turistico per verificare le condizioni del manto nevoso, la fattibilità del percorso e l’equipaggiamento da utilizzare
Dopo aver percorso tutta la Valle di Mareo, laterale della Val Badia, ed esserci lasciati alle spalle il delizioso abitato di San Vigilio di Marebbe, finalmente perverremo a Pederù, ove la carrozzabile termina. Fate attenzione poiché il fondo è sempre molto sporco, con alcuni tratti ghiacciati: assicuratevi di avere guida sicura anche in condizioni non ottimali.
Una volta giunti al Rifugio Pederù (super frequentato in estate), immediatamente parcheggiate e oltrepassate il ristoro. Arriverete subito ad un bivio: a sinistra, si sale molto ripidamente verso il Rifugio Sennes mentre dritto (la nostra direzione) si prosegue per il Rifugio Fanes.
Inizialmente la via non è poi così ripida e sale tranquillamente. Però, se alziamo gli occhi, noteremo lo scalino roccioso che dobbiamo inevitabilmente superare. E allora gambe in spalla!
Indicazioni parcheggio Google Maps: parcheggio Pederù
La cartellonistica ci indica 1 ora e 50 minuti. Questi naturalmente sono tempi estivi: quelli invernali vanno comunque sempre aumentati e, coi bambini, anche abbondantemente: si impiegheranno certamente oltre tre ore, soprattutto se opterete per una deviazione al Rifugio Lavarella (che vi consigliamo caldamente).
E così, dopo poco, la via inizierà ad inerpicarsi e i tornanti renderanno la pendenza leggermente meno impegnativa. Vedremo così Pederù allontanarsi sempre di più, diventando un puntino sempre più lontano. Intorno a noi, le splendide cime, baciate dal sole, divengono sempre più vicine, regalandoci paesaggi davvero spettacolari.
Dopo una buona oretta, finalmente la vista sul Rifugio Pederù svanirà, segno ormai che abbiamo terminato la prima parte di ascesa. Ancora qualche tornante e poi potremo dirci finalmente soddisfatti: ora, per altri trenta minuti, si procederà in falsopiano, potendosi così riprendere dalla fatica fatta sin qui.
E qui inizia la magia. Sì perché ci troviamo già nel territorio di Fanes, nel regno del sovrano traditore che, per brama di gloria e averi, non esitò a sacrificare la figlia Dolasilla e tutta la sua famiglia. Trovandosi poi solo e sconfitto. Chissà se, in mezzo a tutta questa neve, potremo vedere le impronte dei cavalli che correvano in mezzo a quelle valli…
Intanto, pensandoci, continuiamo a camminare. Fortunatamente il pianoro ci dà la possibilità di tirare un po’ il fiato. Superata un’altra salita un po’ tosta (ma per fortuna breve) riusciremo a farci scaldare anche dai tiepidi raggi! Qui infatti il sole sorge in tarda mattinata e illumina il paesaggio sino circa alle 3/4 del pomeriggio (dipende dai mesi), donando chiaroscuri davvero speciali.
La salita ci accompagna sempre, ma ora è decisamente meno ardita di quella affrontata all’inizio. Oltrepassato il bivio per il sentiero che scende verso Pederù (molto gettonato in estate), ormai non mancherà poi così tanto. Uno stupendo crocifisso ci saluta e ci conferma che sì, mancano certamente meno di tre quarti d’ora.
Dopo poco, ecco che comparirà dinanzi a noi, qualche casetta: siamo già arrivati all’Ucia de Pices Fanes (m. 2007)! Il ristoro è però chiuso in inverno, per cui ci tocca assolutamente continuare. Non prima però di aver ammirato le stupende cime tutt’intorno: la Furcia dai Fers (m. 2534) fa bella mostra di sé assieme a tutte le sue aguzze anticime. Il Ciamin (m. 2610) chiude l’orizzonte dall’altra parte, facendoci ben capire come mai i Fanes avessero scelto proprio questi territori per dimorarvi.
Qualche passo ancora e un altro rifugio ci darà il benvenuto: eccoci all’Ucia Dles Montagnoles (m. 2022), chiusa anch’essa, ma ideale per fermarsi e scattare qualche bella foto. Il panorama qui non manca di certo! Chissà che meraviglia col verde in estate… Dovremo senz’altro tornare.
E, proprio qui, la strada si biforca: a destra proseguiremmo per l’Ucia Lavarella mentre, a sinistra, si sale diretti per l’Ucia de Fanes. Cosa fare? Beh, spesso in inverno il Lavarella è chiuso (è infatti aperto solo nei weekend), per cui certamente vale la pena passarci prima di pranzare al Fanes… E quindi, via, ancora un piccolo sforzo.
Per la verità, molto breve: dopo nemmeno 10 minuti, ecco che lo splendido alpeggio già comparirà dinanzi a noi. In estate è tutto un brulicare di vita, di mucche, con tanta acqua. In inverno tutto tace, come sommerso dalla spessa coltre bianca. E così, la magia è ancora più evidente!
Si sente solo il rumore dei nostri passi, interrotto qua e là da qualche risata di altri escursionisti. Il Rifugio Lavarella (m. 2042) è veramente stupendo, in idilliaca posizione ai piedi del Piz de Sant Antone (m. 2655) e del Col Toronn (m. 2459). Un vero peccato non poter pranzare qui! Ma ci rifaremo al Fanes…
Qui termina la strada battuta per cui, per andare al Rifugio Fanes dovremmo tornare indietro sui nostri passi sino a riguadagnare il bivio e, quindi, la nostra meta. Oppure possiamo decidere di ricalcare il sentiero estivo e arrivarci per direttissima: lo si vede già, poco più in alto di dove ci troviamo ora.
E poi, in caso di nevicate assenti, la traccia è già ben battuta da chi è passato prima di noi. Quindi via: un quarto d’ora e saremo finalmente arrivati a destinazione! Piano piano, il Fanes si avvicina sempre più, regalandoci paesaggi sempre più belli e promettendoci il meritato riposo.
Riposo che finalmente, dopo poco, arriva: l’Ucia de Fanes (m. 2062) è finalmente conquistata!
Non resta che sedersi sulla soleggiata terrazza che, anche in inverno, assicura di poter pranzare all’aperto (noi lo abbiamo fatto, ma se preferite il calduccio, l’interno è a disposizione) e gustare ottimi piatti. Noi ci siamo goduti la salsiccia fatta in casa, giusta ricompensa per la fatica fatta sin qui. Ma ne valeva veramente la pena.
La vista è infatti magica e non stupisce affatto che proprio qui, con questi panorami, siano nate le leggende dolomitiche. Come non immaginare che qui ci fosse un regno con re e principesse guerriere? Volendo, si potrebbe salire sino alla croce di Limo e ammirare la Valle di Fanes dall’alto. Noi volevamo, ma eravamo talmente stanchi che non ce l’abbiamo fatta… Però è battuta, per cui, volendo, non vi sono impedimenti.
Ma se eravamo così stanchi, come abbiamo fatto per tornare a valle?
Ormai ci conoscete: con lo slittino! Che si può portare direttamente da San Vigilio (o dalla località in cui alloggiate) oppure noleggiarlo direttamente al Rifugio Fanes. Però non ce ne sono molti, per cui è possibile anche che non ne abbiano e rimaniate senza: il consiglio è quindi di averlo con sé, anche se questo significa un aggravio di fatica.
Che però verrà ricompensata dall’adrenalinica discesa verso Pederù: sfrecciare velocissimi con gli slittini (sempre in sicurezza però: leggete il nostro post) sarà meraviglioso, il giusto termine di una giornata stupenda. Fate attenzione però all’ultimo tratto (quello a tornanti): se la via fosse ghiacciata, valutate di rinunciare e continuare a piedi. Tanto ormai il parcheggio sarà vicinissimo e non farete più alcuna fatica.
Noi abbiamo soggiornato all’Hotel Monte Paraccia di San Vigilio di Marebbe, una splendida struttura da poco rinnovata e a carattere familiare. La proprietaria Karin e suo marito Alex sanno coccolare alla perfezione tutti i loro ospiti, facendoli sentire come a casa.
La cucina è veramente eccellente, ricercata ma allo stesso tempo con moltissime specialità locali. Le stanze sono ampie, ideali per ospitare le famiglie (anche numerose). Un piccolo centro benessere con diversi tipi di saune e bagno turco, è ciò che occorre per rilassarsi dopo un’intensa giornata alla scoperta dei sentieri.
La posizione tranquilla poi assicura benessere e serenità, con una vista stupenda sulle montagne circostanti!