Il Santuario di San Romedio, in Val di Non, è uno dei più affascinanti eremi delle nostre montagne, inerpicato su di uno sperone roccioso a guardia della valle, nonché uno dei più visitati ogni anno. Raggiungerlo non è difficile: una comoda strada asfaltata consente anche alle macchine di arrivarci. La via più bella è senz’altro quella scavata nella roccia lungo quello che fu un antico canale irriguo: noi, coi nostri bimbi, l’abbiamo provata ed è davvero suggestiva!
Dopo aver lasciato la nostra autovettura al parcheggio di fronte al Museo Retico situato poco oltre l’abitato di Sanzeno (lungo la strada per Fondo), subito cominciamo la nostra passeggiata camminando per poche decine di metri sul marciapiede da dove, poco oltre, vedremo staccarsi una passerella in legno. Noi dobbiamo subito calcarla, dal momento che indica l’inizio della nostra odierna avventura.
La via procede, dopo un primissimo tratto in discesa, assolutamente pianeggiante e rivela panorami davvero spettacolari verso il gruppo delle Dolomiti di Brenta con i fiori dei meli a far da cornice. Ricordiamo infatti che la Val di Non è il maggior produttore del delizioso frutto che, per le varietà Renetta Canada, Golden e Red Delicious, vanta addirittura la Denominazione di Origine Protetta. Ogni anno, nel mese di aprile, è possibile anche partecipare a Fiorinda, la festa della fioritura, per ammirare gli stupendi colori offerti e lo spettacolo naturale davvero unico.
Successivamente ad aver camminato molto facilmente avvolti dall’ombra del fresco bosco ecco che, dietro ad una curva, subito scorgiamo dei parapetti. Sta infatti per iniziare il tratto più spettacolare del nostro sentiero, ossia la parte scavata direttamente nella roccia!
Necessariamente i bimbi dovranno essere a piedi. È infatti impossibile ipotizzare di metterli all’interno dello zaino portabimbo dal momento che, come presto ci accorgeremo, alcuni pezzetti costringono a chinarsi per non battere la testa (è infatti raccomandato l’utilizzo dell’elmetto protettivo, come opportunamente segnalato poco prima delle balaustre). Il passeggino è altresì sconsigliatissimo dal momento che, seppur il fondo sia liscio e mai pendente, il percorso è davvero stretto e sicuramente si incastrerebbe in alcuni passaggi.
Dopo le opportune raccomandazioni è giunto il momento di godersi questo splendido sentiero!
Ci troviamo nella gola di San Romedio, uno stretto canyon roccioso che, dal paese di Sanzeno, si inoltra sino al santuario. Le falesie sono anche palestra di roccia per la pratica dell’arrampicata sportiva con ben 31 vie dai diversi gradi di difficoltà. Si prosegue tranquillamente (protetti dai parapetti) volgendo lo sguardo in tutte le direzioni per ammirare cotanta meraviglia… Ricordandosi di abbassare la testa per non prendere una bella botta.
Trascorsi circa 15 minuti ormai il tratto più spettacolare sarà alle spalle ed una comoda panchina ci invita al relax. Noi però non siamo per nulla stanchi e, anzi, non vediamo l’ora (o meglio, i bimbi) di spingerci oltre per scoprire se c’è qualche altro passaggio incredibile come quelli appena affrontati. La risposta non tarderà ad arrivare: nuovi pezzetti con balaustre si parano dinanzi ai nostri occhi ma ormai gli strapiombi sono solo un ricordo perché ormai sarà il bosco ad accompagnarci sino alla nostra meta.
Il sentiero non diventa mai difficile ma si mantiene sempre pianeggiante, consentendo anche ai più piccini di camminare senza problemi. Al bivio con l’indicazione per Malgolo noi dovremo mantenerci sulla destra e continuare in leggera discesa: non sempre infatti i cartelli indicano il Santuario di San Romedio ma, seguendo il nostri senso dell’orientamento, capiremo come muoverci. L’itinerario non si discosta mai dal falsopiano: se avete dubbi, prendete la strada meno erta.
Dopo aver respirato a pieni polmoni la salutare aria del bosco, ecco che ormai saremo giunti alla fine del percorso dove l’elmetto protettivo è consigliato. Un comodo attaccapanni è riservato a coloro che non desiderassero portarlo sino al santuario (o, magari, riservato ai fruitori delle visite guidate).
Poco oltre, ecco un crocicchio dove dovremo necessariamente scendere sino a camminare, per circa un centinaio di metri, sulla strada asfaltata. Il sentiero che transita sotto le rocce infatti è pericoloso (e comunque chiuso). Ma niente paura! Dopo poco potremo nuovamente camminare sullo sterrato o, visto che ormai siamo in dirittura d’arrivo, continuare anche sulla carreggiata, stando naturalmente attenti alle autovetture.
Ormai siamo giunti al parcheggio del Santuario di San Romedio: noi chiaramente proseguiamo dritto sino ad incontrare i ripidi gradoni che, in breve, consentiranno di raggiungere l’agognata meta. Questo è senz’altro il tratto più faticoso della passeggiata ma, fortunatamente, decisamente breve. In circa cinque minuti riusciremo a coprire la distanza restante e l’eremo si svelerà a noi pian piano attraverso i rami, offrendosi come una visione.
Si narra che San Romedio, di nobili origini e erede della casata tirolese dei Thaur, rispose alla chiamata del Signore dopo un viaggio a Roma. Successivamente ad aver donato tutte le sue ricchezze alla povera gente, si ritirò tra le montagne in preghiera, raggiungendo la sommità dello sperone roccioso ove oggi sorge la più antica delle cinque chiesette che compongono il santuario.
Naturalmente per i più piccini l’attrazione principale non sarà l’eremo, bensì l’orso Bruno che qui ha trovato dimora: il suo recinto si trova poco sotto rispetto all’ingresso e non è difficile scorgerlo riposare beato all’ombra. Ma perché proprio un plantigrado qui? San Romedio è raffigurato assieme ad un orso con le briglie: la leggenda vuole infatti che avesse trovato l’animale intento a cibarsi del suo cavallo e, rimasto senza “mezzo di trasporto”, l’uomo di fede gli ordinò quindi di sostituirsi ad esso per i suoi spostamenti.
Dopo aver però indugiato a guardare Bruno, bisognerà assolutamente proseguire nella visita del santuario. Ben 131 scalini attendono il pellegrino che volesse salire sino in cima alla rocca per ammirare lo stesso paesaggio che stregò San Romedio e, durante l’ascesa, ci si potrà fermare e raccogliersi in preghiera in una delle splendide cappelle (l’ultima risalente al secolo scorso).
Proprio di fronte alla porta dell’eremo, prende il via un ‘altra gradevole passeggiata che conduce sino a Tavon di Coredo e, proprio di fianco, una breve scala rocciosa consente di salire al delizioso praticello con panche per riposarsi un pochino prima di riprendere la via del ritorno. Da qui la vista sul santuario è assolutamente privilegiata e lo si può contemplare in tutta la sua magnificenza e poderosa altezza.