Chi di noi non ha mai mangiato i wafer, deliziosi biscotti formati da due o più cialde inframmezzate da qualsivoglia ingrediente, come nocciola, cioccolato, vaniglia? Beh, pur non essendo assolutamente golosa (preferisco di gran lunga il salato) non ho mai resistito a queste leccornie e così, durante il nostro soggiorno a Sillian, in Tirolo, non ho potuto non desiderare di portare i miei bimbi alla scoperta della fabbrica di wafer più famosa del mondo (e tutta italiana): la Loacker.
Il mio amore per Loacker iniziò moltissimi anni addietro e, come tutti i colpi di fulmine, ricordo perfettamente dove e quando avvenne: ero piccina e, con mia mamma e mia nonna, ero salita una sera al chiar di luna sino al Rifugio Barezze (ora purtrppo chiuso da molto tempo), sopra Falcade, nelle amate Dolomiti Bellunesi. Dal momento che fui colta dai morsi della fame, chiesi una merenda e mia mamma acquistò appunto dei Loacker, rossi: da brava bimba ovviamente non volevo saperne di assaggiarli, restia ad ogni tipo di novità (non certo come adesso). Ma o così o niente: quasi a denti sollevati, diedi il mio primo morso e… Di lustri ne sono passati parecchi e tanti sono stati i gusti che, da allora, ho provato: ma mai nulla come i Napolitaner!
Visto che i Loacker sono praticamente gli unici dolci che mangio, non potevo perdermi la possibilità di visitare la fabbrica e, con la scusa dei bambini, da Sillian (deliziosa località poco oltre il confine di San Candido e Prato alla Drava) ci siamo diretti a Heinfels, il paese dopo: una gigantesca scatola di Quadratini ci ha accolto e invitato ad entrare, in attesa di poter partecipare al laboratorio per poter creare da noi il nostro wafer da portare a casa (e scoprirne così i segreti).
Alle due in punto, ecco arrivare Stefania per iniziare la nostra prova da pasticcieri: dopo un breve passaggio all’interno del museo (totalmente gratuito) ove viene raccontata la storia di Alfonso, fondatore dell’azienda che fin dal 1925 produce i deliziosi biscotti, si arriva al primo piano ove delle postazioni attendono i più piccini. Saranno infatti loro a plasmare un vero wafer dal nulla, secondo l’antica ricetta che da quasi un secolo rende i Loacker così unici e gustosi.
E quindi, indossati camice e cuffietta e lavate le manine (perché si sa, l’igiene è importante), subito si entra nel vivo: come si fa quindi a creare la cialda, elemento principale senza il quale non si può nemmeno pensare di proseguire? Ecco, tutto ha inizio con l’olio di cocco (99 grammi, misurati con la bilancia) che, inserito tra piastre ad altissima temperatura, si solidifica dando origine agli strati che poi racchiuderanno l’ingrediente principe: starà poi a noi decidere quale!
Dopo aver attentamente controllato il processo di preparazione della cialda e aver verificato che non si fosse bruciata, dalle golosissime fontane bisognerà scegliere se il nostro wafer sarà alla nocciola o al cioccolato: ogni bambino, dotato di bricco, potrà decretare così con cosa farcire il suo biscotto, a seconda dei propri gusti.
A questo punto tutto è pronto: ognuno al proprio tavolo di lavoro (e con la propria spatoletta) dovrà, strato dopo strato, stendere delicatamente il liquido e lisciarlo, per poi ripetere l’operazione sino ad arrivare al quinto. Sì perché questo è il numero esatto utilizzato anche in fabbrica, l’ideale per dare consistenza e gusto ad ogni creazione.
Per consolidare il tutto poi, pronti nel frigorifero: infatti cioccolato e nocciola devono infatti solidificare per essere quindi pronti ad essere insacchettati e inscatolati. Durante il tempo di raffreddamento, un breve filmato ci accompagna alla scoperta del mondo di Loacker: la sede si trova ad Auna di Sotto, sul Renon sopra Bolzano e ogni giorno (assieme alla fabbrica di Heinfels) produce ogni giorno 110 tonnellate di biscotti che vengono poi o esportati oppure destinati al mercato nazionale. Di tutto il mondo, lo stato più goloso è proprio l’Italia, seguito da Arabia Saudita e Cina: si vede che siamo proprio dei buongustai!
Da sempre Loacker porta avanti le tradizioni dell‘Alto Adige: da semplice fabbrica artigianale è divenuta, col passare degli anni, un colosso dell’industria dolciaria italiana, conquistando grandi e piccini con la sua formula semplice e gustosa; inoltre, il simbolo dello Sciliar sulla confezione aumenta ancor più il senso d’appartenenza alla regione. E poi ho scoperto perché i Napolitaner si chiamano così: per la farcitura vengono infatti utilizzate solo le nocciole di Napoli, ritenute le migliori.
Dopo aver aspettato il tempo necessario (durante il quale si è anche provveduto ad effettuare il controllo qualità di nocciole e cioccolato), dal frigor saranno poi tolti i wafer (e prima opportunamente numerati, affinché ognuno possa ritrovare il proprio senza sbagliare), pronti quindi per essere confezionati: dopo aver costruito anche la scatola, ogni bimbo potrà scrivere il suo nome (o quello della persona cui desidera regalare il proprio manufatto), orgoglioso per essere stato tanto bravo!
E non si può uscire senza passare anche a fare un giretto nello store dove si possono trovare tutti (ma proprio tutti) i prodotti Loacker, anche quelli che comunemente non si trovano nei supermercati: come non fare incetta di gustosi biscotti da portare a casa e gustare pensando alle montagne?