Da ormai 6 anni a questa parte è tradizione che, a marzo quando ormai la primavera è quasi alle porte e le giornate sono più lunghe, nella skiarea Civetta si organizzi un evento molto particolare: Baite Aperte. Piccoli fienili, masi o semplici case di legno e pietra aprono le loro porte a tutti coloro che vogliano visitarle, offrendo lauti piatti tipici e dissetanti bevande. Una vera e propria festa in cui ogni partecipante può diventarne il protagonista: con le ciaspole o con gli sci, con una visita guidata di gruppo o da soli si potrà scegliere fin dove spingersi, l’importante è aver voglia di divertirsi nonché… Avere fame! Per raccontarci questa bellissima esperienza sono andati per noi i cari amici Claudia e Valentino: sono tornati assolutamente entusiasti.
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La giornata inizia dopo aver ricevuto il welcome-pack agli uffici skipass ad Alleghe alle 09:00, con raduno ai Piani di Pezzé per la formazione eventuale dei gruppi con relative guide ma l’opzione è libera: soli o in compagnia. Noi abbiamo scelto il il gruppo per la voglia di stare assieme e per condividere questa nuova esperienza. Le baite erano 16: pur muniti di mappa (con le piste come riferimento) non ne abbiamo avuto bisogno, dal momento che erano tutte ben segnalate ed evidenti lungo i percorsi.
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Il nostro gruppo, composto di 6/7 persone, si è unito prontamente ad un altro di simili dimensioni, diventando quindi di circa 20 persone, con 2/3 guide a condurci alla scoperta dei masi. Nonostante la suddivisione, il gamello in latta (regalatoci all’ufficio skipass), da utilizzarsi per le soste in baita, è subito divenuto un segno di riconoscimento sulle piste per distinguersi dai semplici turisti, creando così molteplici possibilità di aggregazione.
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Sciatori e ciaspolatori, per ovvie ragioni di mobilità sono stati separati: alla partenza gli iscritti risultano oltre 300, alcuni del luogo ma la maggior parte turisti, arrivati sin qui anche grazie al successo che la manifestazione ha riscosso in passato.
La partenza era fissata alle 10.30 dai Piani di Pezzè condirezione obbligatoria verso Col dei Baldi; gli anticipatari hanno potuto perfino lanciarsi in qualche veloce tracciato, in maniera tale da “scaldare le gambe” ed esser pronti per seguire il gruppo.
Arrivati a Col dei Baldi abbiamo subito virato verso la Val di Zoldo e, percorsi appena 500 metri, è iniziato il nostro tour partendo dalla baita “8” dopo un brevissimo tratto di fuoripista, dove sono state servite delle buone polpettine di carne al sugo di pomodoro innaffiate da vari abbeveraggi a scelta, con naturalmente prevalenza di birra.
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Successivamente ad un altro tratto in fuoripista tra graziosi aghifogli, abbiamo proseguito in direzione della baita “12” per assaporare delle mezzepenne al pomodoro molto soddisfacenti. Ogni ristoro accompagnava la portata principale con tipici stuzzichini a base di carne e formaggi, per la maggior parte di provenienza nostrana, sempre proposte assieme a generose quantità di birra, vino o acqua. L’accoglienza della baita si respirava e ti riscaldava col calore delle sue braci nello scoppiettante larin.
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Abbiamo continuato con la “14” dove mi ha deliziato un piatto, semplice ma squisito, di crauti e wurstel viennesi: i gestori molto simpatici disponibili e fraterni, si sono adoperati affinché ognuno di noi si sentisse come a casa propria… Una meraviglia. Tappa successiva baita”8” dove il pezzo forte erano le tigelle tipiche del modenese: sono un ingrediente irrinunciabile delle merende a base di lardo, salumi e altre specialità locali e vanno servite calde.
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La “5″ è stata guadagnata percorrendo un tratto a piedi con dislivello di circa 50 metri e, subito a seguire (ripresa la pista) tappa alla “15” per raggiungere il massimo in espressione dolciaria e prosecco di qualità.
Le casette erano tutte rigorosamente aperte, specchio di questa giornata di accoglienza e condivisione. Sembra volessero raccontarti la loro storia! Alcune è proprio difficile chiamarle baite perché ricordano più villette in legno e pietra adagiate su stuoli di giardini alpini… Ma la location è il punto di forza e tutto appare squisitamente tipico in questa cornice così bucolica.
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La “16” era il classico sottile esempio di maso che più rasenta una moderna villetta nel verde: abbiamo mangiato una buonissima porchetta con radice di cren, patate nostrane bollite e formaggi ad accompagnare, gustando lungamente il fantstico tripudio di sapori. Discendendo poi verso i Piani di Pezze succedeva la “5” con inconsueta pasta cozze e vongole! Forte della sua posizione al di sopra di un’imponente struttura in legno, poco ci faceva pensare al pesce bensì colpiva per l’ottimo accostamento con le bevande.
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Una volta tornati ai Piani di Pezzé, verso le 14:00 siamo ripartiti alla volta di Col dei Baldi in funivia per intraprendere un altro percorso in vista delle baite residue: dopo aver affrontato una discesa con la cabinovia siamo risaliti al Fertazza: uno splendido Pelmo ahimè non era esaltato dalla luce ombrata che ci ha accompagnato tutta la giornata.
Scendiamo dunque quel tanto che basta per arrivare alla “16” che ci ha riscaldato gli animi (anche se non ve n’era bisogno) con una delicata minestra di orzo e cotechino: durante la tappa un allegro siparietto ha entusiasmato gli animi festanti dei presenti quando un partecipante ha provato a guadare un laghetto naturale purtroppo non riuscendoci… Da qui abbiamo deciso di proseguire da soli, dal momento che ormai la giornata volgeva al termine: sentivamo (o meglio, ad avvertirlo è stata la nostra pancia) che sarebbe potuto esserci il rischio che nelle baite iniziassero ad esaurirsi le scorte e abbiamo temuto di perdere la possibilità di assaggiare ulteriori primizie!
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Abbiamo quindi nuovamente preso velocemente la strada per Col dei Baldi tramite seggiovia indirizzandoci verso ultimi due ristori che volevamo visitare, “1” oramai in fase di chiusura e “2” dove 20 kg di delizioso capriolo e polenta erano purtroppo oramai un ricordo…Un buon caffè ci ha però consolati: si erano fatte ormai le 16:00 ed era ora di pensare al rientro e a tutti i bei momenti vissuti in questa giornata troppo breve, che vorresti non finisse mai.
Ma il modo di attardarsi c’era ancora, eccome: scegliendo come ultime le baite che si dipanavano sulla pista del rientro per Alleghe sotto la cornice di un’imponente Civetta… Attenzione però: ormai la fatica inizia a farsi sentire!
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Iniziativa bella, istruttiva e conviviale che, alla sua sesta edizione, ha riscontrato successo di pubblico non disattendendo le aspettative. Un ringraziamento particolare anche alle guide che ci hanno assecondato in tutto col sorriso professionale cordialità. Il costo vale pienamente l’esperienza!
Pronti per Baite Aperte edizione 2018? Allora restate a digiuno sin dal giorno prima, tirate fuori il vostro equipaggiamento e… Divertitevi a più non posso e non dimenticate di consultare il programma sul sito di Alleghe Funivie!
Azzurra
Da sempre amante della montagna (passione insita nel DNA, dato che i miei nonni sono originari delle Dolomiti Bellunesi), racconto quanto sia bello camminare e fare trekking tra le cime con i propri bambini. Perché scoprire nuovi panorami è ancor più magico se fatto tutti insieme!
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